Bologna Jazz Festival Jim Hall Trio

L’edizione di quest’anno del Bologna Jazz Festival è stata dedicata alla memoria del suo patron e direttore artistico Massimo Mutti. Il suo modo di fare ha rivoluzionato il festival portandolo a livelli internazionali. In particolare il cartellone della settima edizione ha visto due esclusive nazionali: giorno 16 novembre il Chick Corea Trio e giorno 20, presso lo storico e accogliente teatro Duse, il Jim Hall Trio.
Abbassate le luci la band entra sul palco con Jim Hall accompagnato dal suo bastone decorato con led. Subito si rivolge al pubblico e, in modo scherzoso, con il bastone mima un fucile che alla pressione del “grilletto” illumina i led. Con questo biglietto da visita Hall esterna il suo animo giovanile. Tutta la serata è stata caratterizzata da una voglia di scrivere nuove pagine di chitarra con concetti che i giovani neanche sognano. Ad esempio la sua versione di All the things you arecanzone preferita della moglie, inizia con un bordone in Maj7 e con delle idee sospirate come se a pensarle fosse un innamorato. Seguono Chelsea bridge Big Blues con tanto di harmonizer ottenuto dal whammy. Questa scelta di introdurre effettistica contemporanea dimostra la sua voglia di sperimentare e di rimanere aggiornato. I suoi fraseggi sono minuziosamente ricercati. Ogni scelta non è lasciata al caso ma voluta e, quasi come se volesse mettersi alla prova, tira fuori delle diteggiature a intervalli larghi che gli shredders degli anni ’80 usavano per rendere impossibile la vita ai chitarristi. Hall invece riesce, nonostante la difficoltà tecnica, a piegare quei concetti dandogli una nuova piacevole forma musicale.

Gli altri membri del trio ovvero LaSpina, al contrabbasso, e Pinciotti, alla batteria, risultano molto attenti alle dinamiche e quasi sembrano come gli allievi di fronte al direttore d’orchestra. Il volto di Pinciotti, in particolare, è quasi sempre carico di tensione. Il suo look da metallaro, capelli lunghi e pizzetto, non farebbe mai pensare ad un tocco così sensibile e attento ad ogni sfumatura. Tra un brano e l’altro Hall usa del talco, molto probabilmente per aumentare il grip sul manico. Inoltre quando accompagna abbassa il volume del suo pick-up e suona in “acustico” utilizzando la ripresa del microfono. Verso la fine del concerto la band suona Careful introdotta da Hall come un blues a cui prestare attenzione. Infatti non si tratta della classica struttura a 32 ma di sole 16 misure. Ecco che “bisogna stare attenti” quando lo si suona. La serata si chiude con St.Thomas suonata con l’harmonizer che sembra imitare il suono dell’hang. Hall saluta con un altro “colpo” di bastone e va via.

Si ringrazia l’organizzazione del Bologna Jazz Festival per la disponibilità e l’attenzione prestata.

 

Fonte http://www.jazzitalia.net/iocero/jimhall_bologna12.asp#.YBs4UuhKiUk